La mia piazza era ”Piazza SS. Annunziata”, l'”SS.” stá per Santissima e non ho mai avuto modo di appurare il perché di questo superlativo. Forse la ragione é che si tratta di una delle piú belle piazze di Firenze se non la piú bella in assoluto. Perfettamente quadrata ha sul lato nord la facciata della chiesa da cui la piazza prende il nome ed al centro del lato opposto si apre Via dei Servi con sullo sfondo il Duomo con la sua Cupola, uno scenario quantomeno fantastico.
Gli altri due lati che si fronteggiano sono quasi perfettamente simmetrici. Tutte e due hanno una scalinata lunga quasi quanto i lati stessi e su cui si innalzano le delicate arcate di due portici. Quello di sinistra guardando la chiesa é un'imitazione di quello antistante e fu costruito da Antonio da Sangallo il Vecchio (1455-1534) e Baccio d' Agnolo (1460-1543), nel 1525. Quello di destra, invece é l'originale ed é uno dei capolavori di Filippo Brunelleschi (1377-1446) che lo costruí intorno al 1426. I pennacchi fra gli archi sono decorati con i famosi ”Putti in fasce”, otto tondi in terracotta smaltata di Andrea della Robbia (1435-1525). I ”Putti in fasce” non sono solo una decorazione, ma hanno un significato preciso, in quanto quí aveva ed ha tuttora sede lo ”Spedale degli Innocenti”, il primo orfanotrofio d'Europa.
Ma torniamo a me e a quei tempi quando a Firenze c'erano i trams. Nell'immediato dopoguerra i giardini d'infanzia e le scuole materne non esistevano proprio e se esistevano erano strutture private con costi proibitivi, almeno per la mia famiglia. Ma la situazione doveva essere cosí in tutta Italia perché l'etá di ammissione alla scuola elementare era piuttosto precoce. Si cercava in sostanza di alleviare il peso dei figli sulle famiglie mandandoli a scuola il piú presto possibile. Il sottoscritto ha iniziato la sua carriera scolastica all'etá di 5 anni 6 mesi e 4 giorni. Poiché le scuole iniziavano il 15 di Settembre avete modo, se non altro, di calcolare il giorno in cui sono nato.
La mia scuola era la ”Regia Scuola Elementare Luigi Alamanni” cosí com'era scritto sopra il portone d'ingresso. Il ”Regia” fu rimosso dopo il 2 Giugno dell'anno successivo al mio debutto scolastico, quando, con un Referendum Popolare, gli italiani scelsero di essere una Repubblica, ma rimase leggibile ancora benissimo per parecchio tempo. E cosí la frittata é fatta, perché con queste date avete modo di calcolare anche la mia etá attuale.
A scuola andavamo con un grembiulino nero e un fiocco azzurro, che io, forse per un precoce senso del ridicolo, odiavo nella maniera piú assoluta, e che ci distingueva dalle bambine che avevano invece un fiocco rosa. Le classi erano strettamente mono-sex, nel senso che non esistevano classi miste. Non solo, ma la sezione femminile della scuola aveva un'altro nome, femminile naturalmente ”Adelaide Cairoli” ed un ingresso separato. Le loro classi stavano al primo piano, mentre noi bambini eravamo stipati al piano terra.
Subivamo questa discriminazione sessual-scolastica, ma anche le famiglie non erano dammeno e alle bambine non era permesso venire a giocare in piazza con noi maschietti, perché, si diceva, sarebbe stato disdicevole. Ho anche una sorella che si chiama Oretta, e di cui scriveró in uno dei prossimi ”pezzi”, ma a parte il fatto che ha 13 anni meno di me, é nata con la Sindrome di Down, meglio conosciuta come Mongolismo. Adesso é una bambina di oltre 50 anni. Tornando all'argomento precedente, aggiungeró che questa completa mancanza di contatti, o meglio di confidenza, con l'altro sesso fu in parte, credo, la ragione della mia timidezza con le ragazze per molti anni del mio periodo post-puberale. Poi le cose, per fortuna, sono cambiate.
La scuola subito dopo la guerra non aveva ancora avuto modo di rinnovarsi e i libri di testo, ma anche la mentalitá di alcuni insegnanti, arano ancora permeati di ideologia fascista. ”La bandiera dai tre colori é sempre stata la piú bella” e l'inno di Mameli erano le due canzoni che cantavamo tutti i giorni alternandole, ma senza capirne il significato, perché nessuno si prese mai la briga di spiegarcelo. Perció cantavamo ”dell'elmo di Scipio s'é cinta la testa”, cosí, come delle scimmiette o come quelli e quelle che andavano a sentire la messa o a dire il ”Padre Nostro” in latino. Sapevano tutto a memoria, non capivano un'accidente, ma erano convinti e convinte che se non tralasciavano neanche una virgola avrebbero sicuramente guadagnato, se non il paradiso, almeno il purgatorio.
Imparavamo a leggere sulle storie degli eroi del Risorgimento e della Prima Guerra Mondiale, quelli della Seconda Guerra Mondiale non erano in programma forse perché non era ancora stato chiarito chi era stato un'eroe di sinistra e chi di destra. Fatto é che a sette anni o poco piú sapevamo tutto di com'era saltato in aria Pietro Micca o di come erano stati impiccati Nazario Sauro e Cesare Battisti. Molto edificante, non vi pare?
Fine del pezzo nr. 2
sabato 28 luglio 2007
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